"Ricordo Selene Frosini al tempo in cui lavorava il marmo come scultore-artigiano di Studi d’Arte Cave Michelangelo, a Carrara, concentrata su lavori di finitura eccellente, mentre fra le sue mani il marmo diveniva liscio e vibrante, mobile alla luce. Ora che lavora da artista - come la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze da tempo rivendicava -, pienamente matura, tecnicamente e nelle scelte espressive, scopro un nucleo di opere che chiede attenzione. Selene lavora, leviga, accarezza, erode il marmo come la migliore delle vie possibili per raccontare qualcosa di sé. È marmo di risulta, e questo rende ancora più prezioso il suo gesto di artista, che riscatta quanto di altri lavori verrebbe gettato, con scelta che si manifesta come gesto etico ed insieme estetico. Entrando con l’obiettivo fotografico dentro queste opere pare di varcare la soglia di paesaggi lunari o scrutare al microscopio apparati complessi, maglie che elasticamente si aprono nel cuore di fibre o tessuti. Il tema ricorrente è il rapporto fra il vuoto e il pieno, ma un rapporto di valori rovesciati, laddove il vuoto plasma e non viceversa, nel richiamo a espressioni alte di spiritualità tra Oriente e Occidente. Nondimeno le sue piccole sculture paiono alludere all’architettura del cosmo, laddove il campo gravitazionale non è diffuso nello spazio, ma è lo spazio, come indicano le teorie quantistiche. Una semplificazione impressionante del mondo: lo spazio, inteso come vuoto, non è qualcosa di diverso dalla materia: un’entità che ondula, si flette, s’incurva. Non siamo contenuti in un’invisibile scatola vuota: siamo immersi in uno spazio di relazioni che determinano forme vaghe e cangianti, in una ricerca che, oltre le implicazioni concettuali e i pensieri sottesi, si propone per essere goduta con gli occhi, come espressione indicibile di bellezza."
GIOVANNA UZZANI (storica dell'arte)
'I remember Selene Frosini when she worked with marble as a sculptor-artisan at Studi d'Arte Cave Michelangelo, in Carrara, focused on excellent finishing works, while in her hands the marble became smooth and vibrant, moving with the light.
Now that she works as an independent artist, she is giving full expression to her Academy of Fine Arts training in Florence. Selene shows full maturity in her technical and expressive choices, and I am drawn to a nucleus of works that demand attention. Selene works, polishes, caresses, erodes the marble as the best possible way to tell something about herself. It is waste marble, and this makes her message as an artist even more precious, she redeems what would in fact be thrown away, with a choice that is both ethical and at the same time an aesthetic gesture.
Entering these works through photographic lens, we imagine ourselves crossing the threshold of lunar landscapes or scrutinizing complex organisms under the microscope, travelling through a mesh that elastically opens unravelling the heart of its fibres or fabrics. The recurring theme is the relationship between full and empty, but from a reversed point of view, where hollow spaces shape the narrative and not vice versa, with a reference to the expressions and intersections of spirituality between East and West.
Her small sculptures seem to encapsulate to the architecture of the cosmos, where the gravitational field is not diffused in space, but is space, as quantum theories indicate. An impressive simplification of the world: space, understood as hollow, is not something different from matter but is rather a full entity that dynamically flexes and curves taking its own shape.
Similarly, we are not contained in an invisible empty box; we are immersed in a space of relationships that determine vague and iridescent forms. And beyond the conceptual implications and theoretical thoughts, Selene’s pursuit to express inexpressible beauty, gifts us with a truly eye pleasing and mesmerizing experience.'
GIOVANNA UZZANI (Art Historian)
SELENE FROSINI© 2023